Bicentenario della nascita di Pellegrino Artusi!

Padre riconosciuto della cucina italiana, Pellegrino Artusi nasce a Forlimpopoli il 4 agosto 1820 e vive nella cittadina romagnola fino al 1851. Si trasferisce poi a Firenze, diventata nel frattempo capitale del Regno d’Italia: qui morirà all’età di 91 anni nel 1911. Si dedica con grande successo al commercio ma le sue passioni restano la letteratura e la gastronomia cui si dedicherà completamente non appena in pensione. Nel 1891 pubblica a sue spese La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, manuale di cucina e raccolta di ricette, frutto della conoscenza acquisita nei suoi numerosi viaggi nelle regioni centro-settentrionali del Bel Paese e delle sperimentazioni delle ricette stesse ad opera dei suoi cuochi personali, Francesco Ruffilli e Marietta Sabatini.
Artusi decise di offrire il proprio contributo alla causa nazionale e con grande zelo patriottico cercò di dare agli italiani, attraverso il suo trattato di cucina, una patria gastronomica e linguistica. Il suo grande merito è quello di aver fatto dialogare le tradizioni delle diverse regioni italiane: non più divisione, ma condivisione e scambio di saperi gastronomici, di aver liberato le ricette dal loro localismo ed averle fatte conoscere su tutto il territorio del nuovo stato, in una lingua rinnovata. Grazie al suo manuale, infatti, si sancisce l’emancipazione della gastronomia italiana dall’influenza linguistica straniera, soprattutto francese. Con 14 edizioni che di volta in volta si arricchiscono di nuove ricette pervenute ad Artusi dalle numerose lettrici e lettori, il ricettario artusiano, o romanzo di cucina, come fu definito, continua ancora oggi a rappresentare il primo grande bestseller nella storia della moderna editoria!
Ci piace qui ricordare quanto affermò Piero Camporesi, grande italianista e curatore dell’edizione della Scienza in cucina, pubblicata dalla casa editrice Einaudi, nel 1970: “L’importanza dell’Artusi è notevolissima e bisogna riconoscere che la Scienza in cucina ha fatto per l’unificazione nazionale più di quanto non siano riusciti a fare i Promessi Sposi. I gustemi artusiani, infatti, sono riusciti a creare un codice di identificazione nazionale là dove fallirono gli stilemi e i fonemi manzoniani. Ciò si capisce anche perché non tutti leggono mentre tutti, al contrario, mangiano”.