Erroneamente considerati della stessa famiglia, in realtà , questi frutti, prìncipi indiscussi dell’estate mediterranea, hanno in comune solo la stagione



La pianta del fico, come tante altre piante dell’area mediterranea, è originaria dell’Asia. Il suo frutto può fiorire ben tre volte all’anno (da giugno sino a metà settembre), ha moltissime varietà spontanee, dalle forme più o meno tondeggianti o allungate e dai colori oscillanti dal verde-giallo al violetto e al nero. Ed anche se in italiano è diffusa l’espressione “non me ne importa un fico secco!”, in realtà , essa non rende giustizia a questi deliziosi, morbidi, dolcissimi frutti che vantano una storia antichissima.
Nella Bibbia (Genesi) si narra che Adamo ed Eva, dopo aver mangiato il frutto proibito, diventando consci della loro nudità , si coprirono con foglie di fico: il primo abito ecosostenibile dell’umanità . Forse il pomo non ben identificato era invece un fico? Mentre la leggenda legata ai natali di Romolo e Remo ci racconta che i due gemellini furono allattati dalla mitica lupa proprio sotto una pianta di fico, della varietà Ruminale, dal cui nome etrusco, non solo derivarono i nomi dei fanciulli, ma anche quello della città di Roma, i cui futuri cittadini, si continua a raccontare, pare fossero soliti trarre auspici dallo stato di salute di una pianta di fico che cresceva sul colle Palatino. Insomma il fico è una pianta che porta fortuna!
Si mangia con la buccia o senza? In realtà si dovrebbe “succhiare” la delicatissima polpa zuccherina contenuta all’interno sino ad arrivare alla buccia che potrebbe essere scartata oppure essiccata, in quanto, sempre sulla base di antiche credenze popolari, le bucce dei fichi aumenterebbero la massa muscolare e dunque farebbero bene. Last but not least …. il fico è indicato come simbolo di sensualità , in Oriente esso era venerato in quanto afrodisiaco ed in grado di stimolare il piacere.



Il fico d’India, nonostante il nome che indurrebbe a pensare ad un’altra provenienza, ha un’origine americana. Cristoforo Colombo, infatti, approdando a San Salvador, era convinto di avere scoperte nuove terre dell’India ma fu soltanto Amerigo Vespucci ad accorgersi che, in realtĂ , era stato scoperto un nuovo continente a cui diede il nome di America.
Per la nuova pianta approdata in Europa, assieme a patate, tacchini & co. era troppo tardi, il nome restò.
Per il fico d’India, invece non ci sono dubbi: il frutto dalle smaglianti tonalità del rosso, del giallo e dell’arancione, estremamente dissetante, va mangiato senza buccia. Anzi, per essere sbucciato è richiesta una discreta perizia per evitare che le micro spine, non visibili ad occhio nudo, si attacchino alla pelle o ad indumenti. La tecnica per pelarli è piuttosto complicata e potrebbe scoraggiarne l’acquisto. Per fortuna oggi nei mercati si trovano già sbucciati, pronti per essere degustati nel loro intensissimo sapore.
A Francoforte, nel delizioso giardino della casa natale di Johann Wolfgang Goethe, i visitatori restano incantati alla vista di una meravigliosa pianta di fichi, forse il frutto che il grande letterato ama di più e che considera una leccornia, delizia di viaggio sin dai primi chilometri dell’avventura italiana. Ogni anno, a fine agosto, in occasione dei festeggiamenti per il genetliaco goethiano, quasi per magia, il fico è puntualmente gravido di frutti.

“Lungo il cammino gli alberi di fico mi avevano giĂ spesso tenuto compagnia, […] ho trovato anche per la prima volta quei piccoli fichi bianchi che (sono) una ghiottoneria“
(da „Viaggio in Italia“)
Come li preferiamo noi? Beh certamente secchi, una delizia dal sapore arabeggiante ……molto diffusa nelle nostre regioni meridionali, rappresenta una di quelle specialitĂ che non possono mancare sulle tavole durante le festivitĂ natalizie.




