
FAVOLOSA ZUCCA
Come non ricordare la metamorfosi di questo ingombrante ortaggio nella favola di Charles Perrault, Cenerentola?
La comare, che era Fata, le disse: „Vorresti andare al ballo, non è così?“ Oh, sì! sospirò Cenerentola.“ „Ebbene, dice l’altra, se sarai buona, ti faccio andare“. „Va in giardino e portami una zucca.“ Cenerentola subito andò a cogliere la piĂą bella che le riuscì di trovare, e la portò alla comare, senza capire come mai quella zucca l’avrebbe fatta andare al ballo. La comare la vuotò, e quando non fu rimasta che la sola scorza, la percosse con la sua bacchetta, e la zucca fu subito mutata in una bella carrozza tutta dorata”.
Autunno, tempo di zucche e di trasformazioni. La zucca è l’allegoria del passaggio ad una nuova condizione di vita: dall’oscurità alla luce, dalla tristezza alla felicità . Il valore simbolico della trasformazione e della rinascita si ritrova anche nelle zucche che da anni caratterizzano la festa di Halloween, celebrata nella notte fra il 31 ottobre e il 1 novembre (data che, fra le popolazioni celtiche, segnava il Capodanno, ossia il passaggio per eccellenza da una vecchia ad una nuova condizione).
Un ortaggio presente in tutto il mondo con una grandissima varietà e dalle forme più bizzarre: tonde, lunghe o semilunghe, lisce, bitorzolute, simili a funghi, gialle, verdi, rosse o bicolori. Dall’etimologia incerta, alcuni fanno derivare il termine dal tardo latino cocutia con il significato di testa, passerebbe poi a cocuzza fine ad approdare alla più recente zucca. Un ortaggio generoso in quanto è possibile mangiare ogni sua parte, anche la buccia. Ciò che non è gradito agli uomini può essere utilizzato per l’alimentazione animale. L’illustre cuoco bolognese Bartolomeo Stefani afferma nel 1662 che “se ne può fare tanta diversità di vivande, che formi una mensa intiera”. Sono commestibili le foglie e i getti più teneri della pianta, cucinati in frittata o minestra; i fiori, ottimi fritti o ripieni con un pezzetto di acciuga o mozzarella, o aggiunti a fine cottura ad un risotto. I semi, abbrustoliti e leggermente salati erano in tempi passati un rompidigiuno diffusissimo. Ve li ricordate i bruscolini? Erano il tipico passatempo da cinema o da circo, sostituiti oggi dai più moderni poc-corn.
E soprattutto si mangia la versatile polpa, gialla o arancione, soda e carnosa veniva considerata la carne dei poveri: ingrediente di vellutate, zuppe e minestre, messa nei risotti, arrostita in graticola, cotta al forno, come ingrediente per la panificazione, fritta e in svariate preparazioni dolci, o come ripieno di paste, fra le quali spiccano i famosissimi cappellacci di zucca ferraresi e mantovani. I caplaz ferraresi trovano la propria consacrazione nei banchetti rinascimentali. SarĂ Cristoforo da Messisbugo, cuoco alla Corte Estense, a dichiarare nel suo ricettario che i tortelli possono essere ripieni anche di zucca.
Molti i modi di dire nella lingua italiana legati alla zucca …. grattarsi la zucca, sbattere la zucca, avere sale in zucca, zucca senza sale, zucca vuota. La zucca qui diventa attraverso la sua forma sinonimo di testa umana, il sale invece d’intelligenza.
Vogliamo concludere con alcuni versi di Gabriele D’Annunzio:
Sulle tegole brune riposano!
Zucche gialle e verdastre,
sembianti a de’ crani pelati!
E sbadiglian da qualche fessura!
Uno stupido riso al meriggio!